Magic in the Moonlight, l’ultima provenzale commedia di Woody
Quando ho sentito di un nuovo film di Woody Allen in uscita, un grande sorriso mi ha illuminata naturalmente. Un film di Woody è proprio quello di cui avevo voglia e bisogno, una commedia intelligente ed acuta, farmi qualche risata riflettendo sulle cose. Si insomma, inutile dire che sono una sua fan. O mi ci hanno fatto diventare. Ma torniamo al nostro film.
Le luci si spengono e inizia la magia.
“You do something to me” di Cole Porter fa da cornice ad un variopinto teatro in cui si sta esibendo un celebre prestigiatore: Wei Ling Soo, interpretato da un cinico e razionale Colin Firth, che, come veniamo subito a sapere, oltre ad esibirsi si diverte a smascherare i “truffatori”, come li chiama lui. A questo punto entra in scena la magnetica truffatrice Emma Stone – visionaria ed anche una visione – illuminata ad arte dalla fotografia affidata di nuovo a Darius Khondji (lo stesso dei suoi ultimi film romani e parigini).
Le carte si scoprono fin dall’inizio, i dialoghi tra Firth e la Stone si rivelano per quello che sono, citazioni di citazioni su citazioni dello stesso Allen, più e meno recente. Ma si sa che gli piace farlo, no?
Il film si adatta morbidamente all’aurea ricca e fatiscente della campagna provenzale negli anni ’20, con feste, lustrini e birdwatching. Ma qualcosa sembra mancare da subito. Uno vuole smascherare l’altra, spinto dalle sue più profonde convinzioni, Dio, la magia – magari anche il famoso colpo di fulmine – non esistono, e siamo tutti condannati a una vita di pessimismo e misantropia, che Firth dedica ad idolatrare Nietzsche e Hobbes, limitando le interazioni con il resto del mondo alla mancata rassegnazione della mediocrità che lo circonda.
L’amico, al singolare, serve a ricordare a lui stesso quale genio artistico, di stile e classe lui sia. (Ok ammetto che il personaggio di Colin mi piaceva. Anche se in qualche passaggio forse esagera un po’).
A compensare la trama non troppo avvincente la coppia d’oro ci riesce ad intervalli irregolari, con qualche dialogo divertente sui temi già noti ai fan di Allen, che come sempre riesce a strappare un sorriso. (Una piccola curiosità: in America il film è stato vietato ai minori di 13 anni per la presenza di fumo eccessivo e commenti inappropriati. Con tanto di parental guide per genitori iperprotettivi http://www.imdb.com/title/tt2870756/parentalguide).
Bisogna ammettere però, che Magic in the Moonlight non è certo Manhattan, e si vede. Nonostante ciò mentre guardavo il film, mi sentivo a casa, è stato come rincontrare un vecchio amico e trovarlo un po’ invecchiato. Una bella sensazione, ma i bei vecchi tempi sembrano essere andati.
Nonostante ciò, mi riservo di salvare dalla banalità l’adorabile zia Vanessa, Eileen Atkins, che come al solito regala un’interpretazione magistrale e fortemente ironica.
Insomma, se vi state chiedendo se valga la pena o meno, beh secondo me questo film è più bello di Blue Jasmine e di To Rome with Love, ed ha in sé un cuore tenero e molto meno pessimista e razionale di quanto vuole far credere. Infondo anche se riduce la magia a trucchi da prestigiatore, la vera magia sembra la perfetta coincidenza di un amore già deciso in partenza.
Che decidiate di vederlo o meno, è rassicurante in un certo senso sapere che Woody è ancora in giro a fare film.. no?