Le voci dell’acqua, ovvero il dolore in gocce di Tiziano Sclavi
Quando Tiziano Sclavi pubblica una nuova storia l’eco di risonanza che suscita è sempre notevole. Questo perché le storie del creatore di Dylan Dog toccano le corde più cupe dell’animo umano, esplorandone i lati nascosti, o che tendiamo a nascondere. E’ il caso per esempio della sua ultima opera Le voci dell’acqua, graphic novel disegnata da Werther Dell’Edera, uscita lo scorso 10 gennaio con Feltrinelli Comics nella collana dedicata all’arte del fumetto.
Le voci dell’acqua è un racconto complesso, sotto diversi punti di vista. Il protagonista è Stavros, un uomo triste, piegato dalla vita, con un’infanzia difficile e un lavoro logorante. Improvvisamente comincia a sentire le voci, ma non voci normali, voci che gli parlano quando entra in contatto con l’acqua, voci misteriose, che segnano la sua pazzia, o forse una pazzia più grande, più diffusa. Schizofrenia, allucinazioni visive e auditive, problemi comportamentali ed emozionali, ansia e depressione. Il confine tra realtà e immaginazione è talmente sottile da insinuare anche in noi il dubbio su quale delle due sia vera e quale no.
Le voci dell’acqua è una graphic novel drammatica e inquietante che sottolinea, qualora ce ne fosse ancora bisogno, l’immensa capacità di Sclavi nel raccontare i disperati, i soli, gli emarginati, e le loro reazioni di fronte ad una realtà che ci pone sempre alla ricerca di qualcosa, sempre insoddisfatti, e poco speranzosi. Anche il sarcasmo e l’ironia che contraddistingueva Dylan Dog, lascia qui spazio ad un realismo crudo, un linguaggio secco e diretto, che arriva dritto al lettore.
Un contributo essenziale all’opera, e alle sensazioni che essa suscita, lo dà sicuramente lo stile di Werther Dell’Edera: un tratto pulito e dettagliato. Il disegno è sottile, una linea che modella anche i volti, delineati da pochi elementi essenziali. Le linee fitte come la pioggia incessante, invece, creano un’atmosfera suggestiva, evocativa che è funzionale al racconto.
Le voci dell’acqua mescola diverse storie ma nessuna con fine consolatorio, tutt’altro. Una lettura non semplice, che ti lascia addosso una sensazione di disagio. Tante chiavi interpretative legate ad un filo condutture è sottile, quasi invisibile, lasciando chi legge disorientato avvicinandolo ancora di più alla condizione del protagonista. Una grapich novel cupa e desolante sullo stile dello Sclavi più intenso e paranoico che può non piacere ma che sicuramente non lascia indifferenti.