Japandroids – Near To The Wild Heart Of Life – Recensione
Buone notizie per i fan dei Japandroids in attesa di un successore dell’ultima fatica in studio Celebration Rock (2012): il 27 gennaio scorso è arrivato il nuovo Near To The Wild Heart Of Life ed è convincente e carico di energia positiva.
Il duo canadese composto da Brian King e David Prowse condensa tutto ciò che ha da dire in otto tracce a cavallo tra indie rock, pop-punk e garage punk, quegli stessi generi su cui si concentrano fin dall’inizio della loro carriera (correva l’anno 2006), e riescono nel difficile intento di non suonare ripetitivi o a corto di spunti originali da seguire. Ci lanciamo a capofitto in Near To The Wild Heart Of Life con il primo brano eponimo, caratterizzato da una linea vocale incisiva e diretta e una batteria che a tratti sembra seguire le dinamiche del surf rock, mentre la cosa che più mi piace della successiva North East South West è l’improvviso bridge finale contornato da cori semplici ma d’effetto. Va detto che entrambi i componenti collaborano attivamente a rimpolpare la parte vocale e a renderla più tridimensionale ed è un punto a loro favore.
Toni meno movimentati in True Love And A Free Life Of Free Will e con I’m Sorry (For Not Finding You Sooner), inizialmente pensata come un semplice interludio della durata di due minuti e mezzo e poi trasformatosi in canzone vera e propria con l’aggiunta della batteria, assistiamo a un tripudio di effetti e ad una voce solista che diventa metallica e pungente. Troveremo i sintetizzatori, seppur in modo meno predominante, anche nella successiva Arc Of Bar, brano più lungo del disco e per questo motivo più ricco di piccole aggiunte ed accorgimenti che contribuiscono a renderlo variegato nonostante la melodia di base non subisca mai modifiche.
Il sound generale di Midnight To Morning mi ricorda moltissimo i The Killers di Hot Fuss; con No Known Drink Or Drug ci immergiamo in atmosfere più tipiche del pop-punk americano che però “esplodono” solo a metà brano, lasciandoci in attesa per più di un minuto e mezzo. L’album si chiude con In A Body Like A Grave: un’intro pulita e quasi in stile ballad che si evolve in un crescendo costante fino alla fine.
Di Near To The Wild Heart Of Life si può — e deve — dire che è un disco interessante e vario, capace di stuzzicare l’orecchio dell’ascoltatore e soddisfarlo con scelte di suoni e stili che saranno sicuramente apprezzati dagli amanti dei generi portati avanti dai Japandroids; in verità, però, credo che anche chi solitamente non si cimenta con sonorità simili non potrà non trovarlo un disco gradevole e degno di essere ricordato tra le uscite meritevoli di questo 2017 già dal primissimo ascolto. Provare per credere.